Mia madre aspetta l'autobus,
nell'estate cominciata da poco
e il mattino la veste di bianco.
E la gente che legge i giornali
sta parlando dell'uomo coi baffi,
l'altro ieri è arrivato a Parigi.
E la gente cammina eccitata,
sta ridendo e pensando a domani,
partiranno con gioia anche loro.
I soldati bevono birra
e corteggiano donne francesi
non è vero che siano diverse.
Cosa importa se sono lontani
dai cortili che li hanno cresciuti,
oramai questa terra è loro.
E cantando, attraversano il ponte
che fra un poco faranno saltare
ed il fiume li guarda passare.
nell'estate cominciata da poco
e il mattino la veste di bianco.
E la gente che legge i giornali
sta parlando dell'uomo coi baffi,
l'altro ieri è arrivato a Parigi.
E la gente cammina eccitata,
sta ridendo e pensando a domani,
partiranno con gioia anche loro.
I soldati bevono birra
e corteggiano donne francesi
non è vero che siano diverse.
Cosa importa se sono lontani
dai cortili che li hanno cresciuti,
oramai questa terra è loro.
E cantando, attraversano il ponte
che fra un poco faranno saltare
ed il fiume li guarda passare.
Composizione del 1973 di Francesco De Gregori, questa canzone nasce dal desiderio di indagare le effettive reazioni della
gente comune nella II guerra mondiale, le piccole storie nella grande
Storia. In particolare il punto di vista dell'autore è quello trasmessogli dalla madre. Infatti è lo stesso De Gregori a dire:
“Siccome studiavo la storia e allora studiavo il fascismo, chiesi a mia
madre come aveva vissuto l’entrata in guerra, e lei mi raccontò di
quella mattina quando seppe che l’Italia era in
guerra. Niente, che lei aspettava l’autobus e vide tutta questa gente contenta; arrivavano i giornali che dicevano: «Siamo entrati in guerra finalmente!»”
guerra. Niente, che lei aspettava l’autobus e vide tutta questa gente contenta; arrivavano i giornali che dicevano: «Siamo entrati in guerra finalmente!»”
(“Francesco De Gregori - Un mito”, libro intervista di Michelangelo Romano e Paolo Giaccio, Lato Side, 1976.)
De Gregori,
differentemente da chi esalta in maniera incontrollata l’epopea della
Resistenza, mette in luce la pressoché totale base di consensi popolari.